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Martedì, 30 Aprile 2024
Politica

Gioco d'azzardo, Ancisi (Lpr): "Agire in concreto contro le sale giochi"

La notizia che oggi, martedì 9 ottobre, si costituisce in municipio “un gruppo di lavoro che dia vita ad un piano d'azione contro le forme di dipendenza da gioco”, con “il contributo di forze dell'ordine

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RavennaToday

La notizia che oggi, martedì 9 ottobre, si costituisce in municipio “un gruppo di lavoro che dia vita ad un piano d'azione contro le forme di dipendenza da gioco”, con “il contributo di forze dell'ordine, assessori, a partire da quello a Sanità e servizi sociali Giovanna Piaia, consiglieri, dirigenti e tecnici del Comune, consiglieri provinciali, sindacati, Asp, Ausl, Ordine dei medici, Ufficio scolastico provinciale, Associazioni di categoria e imprenditoriali, mondo del volontariato, Università, associazioni che aiutano le persone con dipendenza da gioco”, mentre “spunti di riflessione potranno venire anche da un resoconto del recente convegno, organizzato dalla Regione a Bologna: ‘Gioco d'azzardo - dalle illusioni alla realtà’, ha destato immediatamente reazioni non entusiastiche, anche se, quanto meno, va apprezzata la buona intenzione degli organizzatori e dei partecipanti al convegno.

LA VOCE DEI CITTADINI
Un estratto di alcuni commenti espressi da semplici cittadini è illuminante del sentire popolare : “Per TV fanno pubblicità ai giochi e sappiamo benissimo che vince sempre lo Stato. Poi i Comuni spendono altri soldi, in questo caso i nostri, per curare chi è dipendente dal gioco. Quindi, alla fine dei giochi, sono sempre i contribuenti a pagare”; “Siamo diventati una società ridicola, in grado di autodistruggerci, spendendo delle fortune, davanti a delle macchinette. Poi arrivano psicologi ed istituzioni che sperperano soldi pubblici, per curare delle fantomatiche sindromi generate dalla società stessa”; “Lo stato ci dice: gioca senza esagerare, e si libera la coscienza. Poi si istituiscono queste riunioni ecc. Qui siamo a livelli di tossicodipendenza, perché ne gira tanta, perché si vende”; “Cosa serve il convegno, quando in città siamo ormai strapieni di sale slot? Prima fate ammalare la gente e poi siete pronti con la cura”; “Tra le tante ordinanze anti degrado, perché non ne facciamo una contro le slot?”, “Ecco la cura: togliere tutte le slot, sale bingo,gratta e vinci...e simili”. Aggiungo che sulla questione della diffusione dell'apertura delle sale giochi e problematiche di natura sociale derivanti dalla dipendenza al gioco, si è svolto a Roma nel luglio scorso, organizzato dalla Legautonomie, di cui il Comune di Ravenna è socio, un convegno nel corso del quale si è discusso circa la necessità di considerare la patologia della dipendenza al gioco una delle malattie per cui è prevista l'assistenza sanitaria. Dunque i cittadini non hanno tutti i torti, anche se i loro giudizi sono sommari e contengono punte ingenerose. Su uno di questi, la proliferazione delle sale giochi, mi sento, però di entrare nel merito con cognizione di causa.

LIMITARE LA DIFFUSIONE DELLE SALE GIOCHI
A TUTELA DEI SOGGETTI DEBOL
I
I Comuni non possono, in via di principio, limitare l'apertura delle sale giochi perché le norme di legge, che le equiparano in sostanza agli esercizi pubblici, come bar e ristoranti, non lo consentono. La loro diffusione illimitata è un effetto negativo della liberalizzazione di tali esercizi, non contrastato dalla legge. Ciò non toglie che, in sede di Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE), i Comuni possano introdurre delle limitazioni, come Lista per Ravenna ha chiesto più volte, inascoltata. Viene in soccorso, al riguardo, la Corte costituzionale, la quale, con la sentenza n. 300 del 2011, ha espresso la possibile concorrente tutela dei “soggetti ritenuti vulnerabili, o per la giovane età o perché bisognosi di cure di tipo sanitario o socio assistenziale, al fine di prevenire forme di gioco cosiddetto compulsivo”. È quello che ha fatto, a riprova, il Comune di Vicenza. Ma il caso esemplare viene dalla Provincia di Bolzano, che ha prescritto distanze minime tra le sale giochi e i luoghi sensibili. La Corte Costituzionale, con la sentenza di cui sopra, ha dichiarato la legittimità di tali disposizioni, in quanto si applicano a situazioni che non necessariamente implicano un concreto pericolo di commissione di fatti penalmente illeciti o di turbativa dell'ordine pubblico, che sono di competenza dello Stato attraverso i questori, bensì, piuttosto, alle conseguenze sociali dell'offerta dei giochi su fasce di consumatori psicologicamente più deboli, nonché dell'impatto sul territorio prodotto dall'afflusso a detti giochi degli utenti.
Avanzo dunque al gruppo di lavoro oggi costituito in Comune la proposta di lavorare perché si mettano a punto, nella provincia di Ravenna, attraverso il potere regolamentare dei Comuni, strumenti normativi idonei a tutelare i soggetti più deboli dalla diffusione indiscriminata delle sale giochi.
 

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